ACCADEMIA DELLA CRUSCA.
1612, quattrocento cento anni fa,
Negli ultimi anni del XVI secolo l'Accademia della Crusca iniziò a pensare alla realizzazione di un vocabolario. Scopo dell'iniziativa era compilare un grande Dizionario della lingua fiorentina, per difenderla e anzi imporla come modello. Il titolo con cui l'opera fu concepita fu Vocabolario della lingua toscana (1608) [1]. Vi si dedicarono a tempo pieno trentacinque accademici. In sede di decisione finale si attivò tra i cruscanti una lunga discussione, che durò fino al 1610. Al termine fu scelto il titolo neutrale di Vocabolario degli Accademici della Crusca. [2] Il 13 ottobre 1610 i deputati al vocabolario inviarono al segretario dell'Accademia (Bastiano de' Rossi) tutto il materiale. L'opera fu stampata a Venezia, centro di eccellenza dell'arte tipografica italiana ed europea. Il primo Vocabolario [modifica] L'editio princeps del vocabolario fu pubblicata nel 1612. Dai tratti marcatamente classici, il Vocabolario degli Accademici della Crusca intendeva comprendere solo parole della lingua toscana, in particolare il lessico degli scrittori fiorentini del Trecento (Dante, Petrarca, Boccaccio e gli autori del XIII secolo (il secolo d'oro). Lo spoglio riguardò anche autori successivi « (come Lorenzo de' Medici, Berni, Machiavelli, Salviati stesso), o non fiorentini (come Bembo e l'Ariosto), anche se dei primi furono scelte le voci d'uso, e dei secondi solo le parole più belle e di matrice fiorentina».[3] Il Vocabolario, pertanto, volutamente escludeva termini moderni (anche se usati da letterati quali Torquato Tasso e Ludovico Ariosto) o comunque posteriori alla produzione letteraria del Trecento, ed ignorava deliberatamente le voci della scienza, della tecnica, delle arti e mestieri. Nonostante le critiche per il fiorentinismo arcaicizzante adottato, Il Vocabolario s'impose largamente sia in Italia sia all'estero; la sua superiorità nei confronti dei lessici preesistenti «consisteva soprattutto nell'organizzazione tecnica dell'opera, e nel gran numero di citazioni, curate in maniera per quei tempi esemplare».[4] L'opera, inoltre, era innovativa anche perché costituiva «uno dei primi tentativi di introduzione dell'ordine alfabetico delle voci e di metodo di definizione e documentazione lessicale, divenuto in seguito consuetudinario per opere di tal genere».[5] Da Wikipedia "LA DISCUSSIONE" ringrazia tutti coloro che nei secoli hanno portato la "conoscenza" seriamente sino a questo secolo confusionario. Calogero Di Giuseppe
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