2 aprile 2012

IGNAZIO BUTTITTA

I GRANDI POETI DEL "DIALETTO" ITALIANI

I GRANDI DEL “DIALETTO”
La redazione di “LA DISCUSSIONE” e quella di “CALCIO ALLA POESIA”
propongono ai lettori almeno un poeta dialettale per ogni regione italiana.
Chiunque può segnalare alle redazioni il Poeta preferito.
.....*.....
IGNAZIO BUTTITTA
(Il più grande poeta siciliano)

Il grandissimo Poeta è stato tra i più importanti poeti “dialettali” che hanno scelto di esprimersi in siciliano, Buttitta è il più conosciuto, sia in Sicilia che nel resto d'Italia. Popolarissimo mentre era vivo anche all’estero, specialmente nei Paesi dell’Unione Sovietica. La sua Opera traduce in versi un secolo di storia sociale, politica, intellettuale della Sicilia, esplicitamente impegnandosi e radicandosi nelle cause e nelle conseguenze del disagio economico delle classi subalterne. Buttitta ha vissuto in prima linea: le lotte contadine, le due guerre, l’antifascismo, la lotta contro la mafia e la classe politica post-bellica. Egli concepisce la letteratura come visione che si fa ragione, coscienza dell’ascoltatore e del lettore; quindi, per agire nella realtà.
Ignazio Buttitta, nato a Bagheria [Palermo] il 19 settembre 1899 (morto a Bagheria il 5 aprile 1997) è stato un interessante scrittore di poesie in dialetto siciliano (area palermitana). Autodidatta, ha fatto diversi mestieri: garzone di macellaio, salumiere, grossista di alimentari, rappresentante di commercio.
Il 15 ottobre 1922, alla vigilia della "marcia su Roma" fascista, capeggiò nel suo paese una sommossa popolare. Nello stesso 1922 fondò il circolo di cultura popolare "Filippo Turati". Fino al 1928 fu condirettore del mensile palermitano di letteratura dialettale «La Trazzera», soppresso dal fascismo. Nel 1943 Bagheria fu bombardata e Buttitta, per allontanare la famiglia dai pericoli della guerra, si trasferì a Codogno (Milano). Pensò di tornare da solo in Sicilia, ma lo sbarco anglo-americano gli impedì di attraversare lo stretto di Messina. Durante la permanenza in Lombardia partecipò alla lotta clandestina; fu arrestato due volte dai fascisti. Alla fine della guerra tornò in Sicilia, ma trovò i suoi magazzini di generi alimentari saccheggiati. Per vivere (aveva già 4 figli) fu costretto a tornare in Lombardia e a fare il rappresentante di commercio. Nel 1960 poté tornare a Bagheria, la sua casa di Aspra, di fronte al mare di Palermo, fu luogo d'incontro per poeti provenienti da tutte le parti del mondo. Buttitta cominciò a pubblicare prima della guerra: Sentimentale (Sintimintali, 1923) con prefazione di G. Pipitone Federico, e il poemetto Marabedda (1928). Dopo è un periodo di silenzio ufficiale, anche se le sue poesie continuarono a circolare clandestinamente sotto il fascismo. Buttitta ha frequentato i più grandi intellettuali della sua epoca.  La sua prima poesia antifascista fu pubblicata nel 1944, nel secondo numero di «Rinascita» In  lui vi è stato un vigoroso impegno umano e sociale, risolto a volte in toni troppo magniloquenti. Un tipo di retorica che si è accentuata nelle raccolte posteriori agli anni '60: Il pane si chiama pane (Lu pani si chiama pani, 1954) che ebbe la traduzione in versi di Salvatore Quasimodo e le illustrazioni di Renato Guttuso, La pelle nuova (La peddi nova, 1963) con prefazione di Carlo Levi, La paglia bruciata (1968) con prefazione di Roberto Roversi e nota di Cesare Zavattini, che rimangono le sue cose migliori. Sono seguite: Io faccio il poeta (1972) con prefazione di Leonardo Sciascia e che ebbe il premio "Viareggio", Le pietre nere (1983). Una rielaborazione di un'opera teatrale di autore anonimo è Il cortile degli Aragonesi (1974).
Per saperne di più cerca su Wikipedia e su google

I GRANDI POETI DEL DIALETTO IN ITALIA

I GRANDI DEL “DIALETTO”
La redazione di “LA DISCUSSIONE” e quella di “CALCIO ALLA POESIA”
propongono ai lettori almeno un poeta dialettale per ogni regione italiana.
Chiunque può segnalare alle redazioni il Poeta preferito.
.....*.....
IGNAZIO BUTTITTA
(Il più grande poeta siciliano)

Il grandissimo Poeta è stato tra i più importanti poeti “dialettali” che hanno scelto di esprimersi in siciliano, Buttitta è il più conosciuto, sia in Sicilia che nel resto d'Italia. Popolarissimo mentre era vivo anche all’estero, specialmente nei Paesi dell’Unione Sovietica. La sua Opera traduce in versi un secolo di storia sociale, politica, intellettuale della Sicilia, esplicitamente impegnandosi e radicandosi nelle cause e nelle conseguenze del disagio economico delle classi subalterne. Buttitta ha vissuto in prima linea: le lotte contadine, le due guerre, l’antifascismo, la lotta contro la mafia e la classe politica post-bellica. Egli concepisce la letteratura come visione che si fa ragione, coscienza dell’ascoltatore e del lettore; quindi, per agire nella realtà.
Ignazio Buttitta, nato a Bagheria [Palermo] il 19 settembre 1899 (morto a Bagheria il 5 aprile 1997) è stato un interessante scrittore di poesie in dialetto siciliano (area palermitana). Autodidatta, ha fatto diversi mestieri: garzone di macellaio, salumiere, grossista di alimentari, rappresentante di commercio.
Il 15 ottobre 1922, alla vigilia della "marcia su Roma" fascista, capeggiò nel suo paese una sommossa popolare. Nello stesso 1922 fondò il circolo di cultura popolare "Filippo Turati". Fino al 1928 fu condirettore del mensile palermitano di letteratura dialettale «La Trazzera», soppresso dal fascismo. Nel 1943 Bagheria fu bombardata e Buttitta, per allontanare la famiglia dai pericoli della guerra, si trasferì a Codogno (Milano). Pensò di tornare da solo in Sicilia, ma lo sbarco anglo-americano gli impedì di attraversare lo stretto di Messina. Durante la permanenza in Lombardia partecipò alla lotta clandestina; fu arrestato due volte dai fascisti. Alla fine della guerra tornò in Sicilia, ma trovò i suoi magazzini di generi alimentari saccheggiati. Per vivere (aveva già 4 figli) fu costretto a tornare in Lombardia e a fare il rappresentante di commercio. Nel 1960 poté tornare a Bagheria, la sua casa di Aspra, di fronte al mare di Palermo, fu luogo d'incontro per poeti provenienti da tutte le parti del mondo. Buttitta cominciò a pubblicare prima della guerra: Sentimentale (Sintimintali, 1923) con prefazione di G. Pipitone Federico, e il poemetto Marabedda (1928). Dopo è un periodo di silenzio ufficiale, anche se le sue poesie continuarono a circolare clandestinamente sotto il fascismo. Buttitta ha frequentato i più grandi intellettuali della sua epoca.  La sua prima poesia antifascista fu pubblicata nel 1944, nel secondo numero di «Rinascita» In  lui vi è stato un vigoroso impegno umano e sociale, risolto a volte in toni troppo magniloquenti. Un tipo di retorica che si è accentuata nelle raccolte posteriori agli anni '60: Il pane si chiama pane (Lu pani si chiama pani, 1954) che ebbe la traduzione in versi di Salvatore Quasimodo e le illustrazioni di Renato Guttuso, La pelle nuova (La peddi nova, 1963) con prefazione di Carlo Levi, La paglia bruciata (1968) con prefazione di Roberto Roversi e nota di Cesare Zavattini, che rimangono le sue cose migliori. Sono seguite: Io faccio il poeta (1972) con prefazione di Leonardo Sciascia e che ebbe il premio "Viareggio", Le pietre nere (1983). Una rielaborazione di un'opera teatrale di autore anonimo è Il cortile degli Aragonesi (1974).
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VERSO LAMPEDUSA

V E R S O L A M P E D U S A

Calogero Di Giuseppe

Donare se stessi ... è questo che dovrebbero fare tutti i Poeti.

Soprattutto amare tutto e tutti. Non bisogna essere per forza santi... ma essere coerenti con la sensibilità della “espressione dell’anima”, chiamata Poesia.

Non si può essere poeti e infischiarsene del prossimo.

Migliaia di disperati scappano verso il mare per la Libertà e la trovano nei fondali del mare...

o prima ancora nell’arsura dei deserti.

Questo mi suggerisce la poesia della sensibile amica

Luisa Colnaghi.
..............
Arrivati alla spiaggia
lacerati nel corpo
con l'animo vuoto
sono sfuggiti alla tempesta
la lingua straniera
tradita nel ricordo
… fame, freddo
del tempo coloniale
scaldati al fuoco di Dio
dividiamo il nostro pane
Sanfrancesco ha donato
veste e mantello
ha parlato al lupo
.....
27 maggio 2011Luisa Colnaghi


L'ITALIA S'E' DESTA



L’ITALIA SE DESTA





DAL 13 Giugno scorso il “Tricolore” della nostra Bandiera è più pulito. Splende di più. Si è liberato dal grigiore in cui l’avevano infangato alcuni cittadini italiani. I veri italiani non sono un popolo di ladri o puttanieri. È naturale che in una nazione vi siano delle minoranze di farabutti e degli avanzi di galera che, spesso, sopprimono i bisogni dei cittadini esemplari.



ORA L’ITALIA S’È DESTA ...



lo dimostrano gli ultimi tre eventi elettorali democratici. Finalmente l’Italia ha riscattato il proprio onore con un Nuovissimo Risorgimento Italiano". La spazzatura è ancora al potere: diamoci da fare con una scopa nuova.



Vigiliamo e non fidiamoci di nessuno.



Calogero





AUTORI OSPITI

Pioltello, Via George Bizet, Musicista

I GRANDI UOMINI

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PEPPINO IMPASTATO

Giuseppe Impastato è uno dei grandi eroi sacrificatosi per la dignità della Sicilia e per riscattare la dignità di ogni uomo degno di tale nome. Ha lottato contro la mafia di cui “il padre ne era componente”. La verde città di Pioltello gli ha dedicato uno dei suoi grandi giardini pubblici per bambini, in via George Bizet proprio davanti ai plessi delle scuole elementari e medie. Nel cippo che lo ricorda si può leggere una delle sue poesie sottoscritta.

Lunga è la notte

e senza tempo.

Il cielo gonfio di pioggia

non consente agli occhi

di vedere le stelle.

Non sarà il gelido vento

a riportare la luce

né il canto del gallo,

né il pianto di un bimbo.

Troppo lunga è la notte

senza tempo

infinita.

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Ai prepotenti d’Italia, “Poetica Onestà” ricorda che sono ad un passo dalla morte: fisica e morale.

Neanche i vermi potranno sopportare la loro anima puzzolente.

Calogero