CARLO PORTA
“LA DISCUSSIONE” continua a presentare ai propri lettori, dopo Ignazio Buttitta e Trilussa i grandi Poeti dialettali italiani. La redazione vuole soltanto sollecitare alla ricerca... per far conoscere, lasciando al lettore il piacere della “scoperta” della bellezza del dialetto di qualunque Regione, Provincia o paesino che esso sia. Carlo Porta era un poeta Milanese originale e popolarissimo per cui il suo monumento bronzeo di Ivo Soli è stato collocato sull’erba della piazzetta del Verzee in Milano. Carlo Porta (Milano, 15 giugno 1775 – Milano, 5 gennaio 1821) è stato un poeta italiano, nato nel Ducato di Milano. È considerato il maggior poeta in milanese, varietà della lingua lombarda occidentale. Annoverato tra le così dette "quattro coroncine"[senza fonte], con Giovanni Meli, Carlo Goldoni, Giuseppe Gioachino Belli (da affiancare alle "tre corone" di Dante, Petrarca e Boccaccio), Carlo Porta era figlio di Giuseppe e Violante Gottieri, studiò dai Barnabiti a Monza e nel loro Collegio estivo di Muggiò (Edificio scomparso nel 1890 per lasciare posto alla Parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo) fino al 1792 e poi al Seminario di Milano. Nel 1796 l'arrivo dei Francesi fece perdere il posto al padre e per Carlo venne trovato un lavoro a Venezia, dove abitava un fratello e dove restò fino al 1799. Dal 1804 alla morte, il Porta ebbe un lavoro di impiegato statale che mantenne sotto i Francesi e sotto gli Austriaci. Nel 1806 sposò Vincenza Prevosti. Stendhal lo conobbe insieme agli altri letterati milanesi del tempo e, in Roma, Napoli, Firenze, loda infinitamente le sue poesie e cita i suoi versi, pur lamentando che nessuno li capisca a dieci miglia da Milano. Statua di Carlo Porta, al Verzee di Milano (Ivo Soli, bronzo, 1966). (Dal web wikipedia)
El cavadent
Ma saal, sur rima in lella, che a dì pocch
el meritta da vess casciaa in galera?
Asen fottuu, ch'el vaga strappà i sciocch
e minga a strappà i dent in sta manera.
Per cavamm on dent guast, tramm tutta in tocch
la gengiva e on bon quart de restelléra?
Ah sur Lella! ona porca de tarocch
pesc de lu no la gh'è propri davvera.
Soo che parland di strappadent in massa
se diseva ona voeulta che costor
o che strappen el dent o la ganassa;
ma lu, sur Lella, per no avegh la flemma
de fà vuna di dò come fan lor,
el strappa la ganassa e i dent insemma.
TRADUZIONE
Il cavadenti
Ma lo sa, signor rima in lella, che a dir poco
merita di essere cacciato in galera?
Asino fottuto, che vada a strappare i ciocchi
e mica a strappare i denti in questa maniera.
Per cavarmi un dente guasto, ridurmi tutta in pezzi
la gengiva e un buon quarto di rastrelliera?
Ah signor Lella! Un porcaccione
peggio di lei non c'è proprio davvero.
So che parlando degli strappadenti in massa
si diceva una volta che costoro
o che strappano il dente o la ganascia;
ma lei, signor Lella, per non aver la flemma
di fare una delle due (cose) come fan loro,
strappa la ganascia e i denti insieme.
Sont nassuu...
Sont nassuu sott à Sant Bartolamee
in del milla e sett cent settantases
al mezz dì del dì quindes de quel mes
ch'el sô el riva a quel pont ch'el volta indree.
Per quell che soo da Isepp el carrocee
ch'el gh'avarà i so settant'agn bon pes
soo che finna al messee de mè messee
l'eva anch lù come mì bon milanes.
Per fagh a on besogn toccà con man
che no poss...
Sono nato...
Sono nato sotto San Bartolomeo
nel mille e settecento settantasei
a mezzogiorno del giorno quindici di quel mese
in cui il sole arriva al punto che torna indietro.
Per quello che so da Giuseppe il cocchiere
che avrà i suoi settant'anni abbondanti
so che fino al nonno di mio nonno
era anche lui come me buon milanese.
Per fargli al bisogno toccare con mano
che non poss...
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