4 giugno 2011

LA GATTA VA A MESSA

LA GATTA CHE VA A MESSA
(Muscidda e la za Sarafina)
Di
                                                     Calogero Di Giuseppe
Muscidda era una gatta molto ma molto disubbidiente... ma affezionatissima e gli piaceva fare compagnia alla padrona ovunque. Tutti e due abitavano via Militello, la via che divide due parrocchie: a nord La Madrice (san Ludovico) e a sud, i numeri dispari, San Giovanni Battista.
 Però la Patrona di Mussomeli era ed è venerata nel santuario dedicato alla Madonna dei Miracoli. Si sa che quando si ha una certa età, acchianari e scinniri iè faticusu, (salire e scendere è faticoso) e salire sino alla Madrice non era molto conveniente. Tanto meno conveniva andare a messa a San Giovanni un poco più giù. La gatta Muscidda, anche se anziana, problemi del genere non ne aveva: iera frisca e arripusata sempri. Questi erano problemi dei padroni. Quindi se ne stava tranquilla, ”cuamu ‘na pasqua”. sA la Za Sarafina a Vasciddara, invece,  (Moglie du ‘zì Filippo, quello che suonava i piatti nella banda del paese), gli piaceva andare a messa alla Madonna, quando poteva, festa e non festa , piano piano andava e adasciu adasciu veniva. Però non era sola quando era sola”. Perché? Ve lo spiego: quando andava in compagnia delle amiche a Messa... chiacchierando chiacchierando tutto andava liscio... nessuno sapeva di chi era la gatta che li seguiva. Quando andava da sola c’era qualche problema... eccolo: mentre pregava si sentiva “tuppiari ‘ncapu la spadda (bussare sulla spalla) e girandosi si sentiva: “Sarafì di chi iè quella gatta?” – Quali Gatta? -“Chissa chi dormi sutta a seggia”- Chista? E cu sapi? Non è mia!
- E di chi è – Chiediglielo... macari a Madonna la fa parlare. A me sembra la tua, si intromise un’altra donna. – Serafina si gira verso la prima e le dice: “Giovannina ti sei portata l’avvocatessa?... fatemi pregare in pace"... -Sì- rispose Giovannina- tranquilla come la tua gatta... che mentre dorme, o fa finta pensa a u surci, (pensa al topo).
Naturalmente c’era chi cercava di portare fuori la gatta ma non ci riusciva. Muscidda dimenticandosi di essere vecchia scappava. L’unica che poteva portarla fuori, naturalmente era Serafina... ma farlo significava ammettere che la gatta era sua. Ma ormai lo sapevano sia i paesani che i forestieri. Un Cristianu spiritusu dissi: meno male che i gatti non hanno scarponi chiodati se no in questo momento chissà che calpestio in chiesa.
Il reggente del Santuario di allora fece chiamare Serafina e le chiese: “E’ vero che viene a essa con la gatta? – Io veramente ci vengo da sola e qualche volta con le male lingue che mi distraggono chiacchierando e non mi giro indietro se non mi chiamano. Lei lo sa che i gatti non hanno padroni. Se glielo vuol dire lei a Muscidda di non venire più a messa la chiama e glielo dice. Magari a Lei ubbidisce...  Sa talè chi ci dicu (ascolti cosa le dico)... invece di parlare con me chiami quelle pettegole e le confessi: quelle son capaci di farsi la comunione senza confessarsi.
Questo si raccontava in giro allora, e così scrivo oggi per i lettori.
Pioltello 1° Giugno 2011.


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VERSO LAMPEDUSA

V E R S O L A M P E D U S A

Calogero Di Giuseppe

Donare se stessi ... è questo che dovrebbero fare tutti i Poeti.

Soprattutto amare tutto e tutti. Non bisogna essere per forza santi... ma essere coerenti con la sensibilità della “espressione dell’anima”, chiamata Poesia.

Non si può essere poeti e infischiarsene del prossimo.

Migliaia di disperati scappano verso il mare per la Libertà e la trovano nei fondali del mare...

o prima ancora nell’arsura dei deserti.

Questo mi suggerisce la poesia della sensibile amica

Luisa Colnaghi.
..............
Arrivati alla spiaggia
lacerati nel corpo
con l'animo vuoto
sono sfuggiti alla tempesta
la lingua straniera
tradita nel ricordo
… fame, freddo
del tempo coloniale
scaldati al fuoco di Dio
dividiamo il nostro pane
Sanfrancesco ha donato
veste e mantello
ha parlato al lupo
.....
27 maggio 2011Luisa Colnaghi


L'ITALIA S'E' DESTA



L’ITALIA SE DESTA





DAL 13 Giugno scorso il “Tricolore” della nostra Bandiera è più pulito. Splende di più. Si è liberato dal grigiore in cui l’avevano infangato alcuni cittadini italiani. I veri italiani non sono un popolo di ladri o puttanieri. È naturale che in una nazione vi siano delle minoranze di farabutti e degli avanzi di galera che, spesso, sopprimono i bisogni dei cittadini esemplari.



ORA L’ITALIA S’È DESTA ...



lo dimostrano gli ultimi tre eventi elettorali democratici. Finalmente l’Italia ha riscattato il proprio onore con un Nuovissimo Risorgimento Italiano". La spazzatura è ancora al potere: diamoci da fare con una scopa nuova.



Vigiliamo e non fidiamoci di nessuno.



Calogero





AUTORI OSPITI

Pioltello, Via George Bizet, Musicista

I GRANDI UOMINI

......................

PEPPINO IMPASTATO

Giuseppe Impastato è uno dei grandi eroi sacrificatosi per la dignità della Sicilia e per riscattare la dignità di ogni uomo degno di tale nome. Ha lottato contro la mafia di cui “il padre ne era componente”. La verde città di Pioltello gli ha dedicato uno dei suoi grandi giardini pubblici per bambini, in via George Bizet proprio davanti ai plessi delle scuole elementari e medie. Nel cippo che lo ricorda si può leggere una delle sue poesie sottoscritta.

Lunga è la notte

e senza tempo.

Il cielo gonfio di pioggia

non consente agli occhi

di vedere le stelle.

Non sarà il gelido vento

a riportare la luce

né il canto del gallo,

né il pianto di un bimbo.

Troppo lunga è la notte

senza tempo

infinita.

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Ai prepotenti d’Italia, “Poetica Onestà” ricorda che sono ad un passo dalla morte: fisica e morale.

Neanche i vermi potranno sopportare la loro anima puzzolente.

Calogero